Secondo l’impostazione di dalet-cnv, le critiche che riceviamo sono bisogni altrui che vengono espressi sotto forma di critiche nei nostri confronti.

In poche parole, quello che è stato provato da parte degli studi sulla CNV (Comunicazione non violenta) è che ogni volta che noi riceviamo una critica, si tratta in realtà di un bisogno alienato (cioè non consapevole) di chi emette la critica: essere consapevoli di questa dinamica può liberare le persone dalla difficoltà di comunicazione. Eh già perché noi persone, quando comunichiamo, ci arrabbiamo e volte anche parecchio!

La comunicazione infatti può essere molto violenta, erigere dei veri e propri muri, far nascere incomprensioni, antipatie e molto altro. Questa potenzialità di violenza è spesso del tuto inconsapevole per noi persone normali che siamo state abituate ad interagire con modalità comunicative “spontanee”; tuttavia può essere del tutto indesiderato che la nostra comunicazione generi problematiche ed incomprensoni, soprattutto quando si tratta di rapporti interpersonali molto stretti.

Così, se qualcuno mi dice “dovresti vestire in modo meno trasandato”, questa “critica” esprime il suo bisogno di vedere persone vestite in modo meno trasandato. La comprensione di questo fatto, determina per me che ricevo la critica, la possibilità di non sentirmi attacato, permettendomi di evitare qualsiasi risposta che possa ferire l’altro. E se io saprò accogliere quella necessità dell’altro (non è necessario che io cambi modo di vestire), tra me e l’altro non scatterà alcun meccanismo di sospetto e di successiva comunicazione violenta.

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